L’imballaggio nella storia
Chiamato anche in Italia packaging, l’imballaggio esiste da sempre, perché da sempre esiste la necessità di trasportare e proteggere.
La natura stessa, inoltre, ha saputo trovare ingegnosi modi di proteggere quello che era più delicato o deperibile, come il guscio dell’uovo, il guscio della noce o la conchiglia.
Ai tempi dei romani l’imballaggio per eccellenza, per sempio, era composto da anfore in cotto usate per trasportare in tutto il mediterraneo olio, frumento, vino ma anche merci, oro e metalli preziosi.
La storia dell’imballaggio si evolve con la storia dell’uomo. Accanto al legno l’uomo nel corso dei secoli trova nuove forma di imballaggio e sempre nuovi materiali. Dal legno, primo materiale a disposizione per confezionare, si affianca il vetro, la terracotta, ed alcuni metalli per arrivare all’inizio del secolo con la grande invenzione della banda stagnata e nel secondo dopoguerra le materie plastiche.
Tre tipologie
Il decreto Ronchi del 1997 ha precisato che esistono tre tipologie di packaging a prescindere dal materiale di cui può essere fatto.
L’ imballaggio primario si chiama anche imballaggio per la vendita, perché è pensato sia nella sua funzione che nel suo aspetto grafico per essere una singola unità di vendita. Esempi di imballaggio primario possono essere le bottiglie per acqua o bibite,
Imballaggio secondario è invece quella confezione che permette la vendita di un certo numero di unità di vendita. Una volta rimosso resta il prodotto con il suo imballaggio primario. Un imballaggio secondario è il film che avvolge il fardello di 6 bottiglie di acqua, la confezione in carta che avvolge più scatole di tonno o piselli o la confezione che contiene le merendine.
L’imballaggio terziario è quello destinato al trasporto, cioè per facilitare la movimentazione di un grosso numero di unità di vendita, non arrivando salvo casi particolari mai all’utilizzatore finale.